Era in anticipo, come sempre del resto..colpa o merito di quella volta…Carmen ricordava molto bene il suo primo amore..la corsa. Nella scuola elementare era una vera star, correva come il vento, sempre prima, il “maestro” allora i bimbi lo chiamavano semplicemente così, ma in effetti era un preparatore atletico, designato a quell’unico ruolo, scegliere gli alunni con doti e predisposizioni sportive, chi per la pallacanestro, chi per la corsa, e chi per il salto in alto. Era forte, la volontà di non perdere neppure un giorno di scuola, per quello scricciolo con il caschetto a padella, così come era forte la soddisfazione di battere Matteo,in velocità, piu’ alto di lei di una spanna, dagli occhietti chiari e le lentiggini , un vero tutt’uno rosso, sia quando sudava boccheggiando a fine corsa e sia quando a bocca semiaperta faceva penzolare quella orribile linguaccia in direzione delle bimbe che con aria schifata lo guardavano come fosse uno scarafaggio. In fondo Carmen lo apprezzava per l’insistenza e l’impegno, con cui la sfidava, in palio le figurine Panini e qualche numero di Tex Willer. “Ragazzi..forza..riscaldamento…Carmen ma come ti sei vestita con i pantaloni alla zuava?!..ma non si puo’..e tu Matteo..non bere in continuazione, non va bene!!” il maestro era un grande! Ci voleva davvero bene, era paziente e tollerante; non si poteva deluderlo alle gare. Tutto era predisposto, gli incontri con le altre scuole della provincia. Alle semifinali quell’anno, erano stati i primi, era tutto pronto, la dottoressa della scuola,un donnone austero, con gli occhiali e con i modi rustici, si occupava di organizzare le gare..” Ragazzi le magliette e i pantaloncini sono arrivati..passate in infermeria a ritirarli nell’intervallo…cosa?!..taglie uniche, grassi o magri..ci dovete entrare!” ..Carmen strinse gli occhietti divertita, immaginandosi con una cintura stretta o forse un elastico di fortuna per reggere il pantaloncino sicuramente enorme per lei, alla mamma non poteva certo chiedere una sistemazione con ago e filo, non la vedeva mai, lavorava sempre! Non voleva certo creare tensioni inutili ne voleva sentirsi dire quel famoso: “e tu non vai!” Certo, la corsa nulla aveva a che vedere con italiano o matematica..non sarebbero mai andati comunque a vederla correre.Le medaglie che aveva vinto, giacevano nel cassetto sotto il televisore in bianco/nero, in mezzo a tante cianfrusaglie e qualche foto del Brasile, con la mamma e il papà a cavallo..”Forse è giusto che stiano lì insieme ai ricordi” In quella casa, tutto andava al contrario, e tutto veniva messo sempre in discussione,come al montaggio dei letti a castello, si discuteva a chi spettava il diritto di dormire in alto, tre ragazzine urlanti, pronte ai litigi piu’ aspri e agli scontri che finivano tra pianti fitti di Elisa, la secondogenita, la piu’ rompiballe. Sul piccolo diario di Carmen, quella pagina, quante volte era stata aperta, quante volte annotato il giorno..un giorno di fine Maggio..ricorda bene, un sabato..una data
sabato c.m….Ma il dramma si stava consumando,sulle parole scritte, quel c.m che diavolo era?!..Troppo tardi, il particolare sconosciuto a Carmen a cui nessuno aveva dato peso e consistenza, il giorno della finale…era ogggggggiiiiii…”sono ancora in tempo, sono le 9.00..se corro a scuola ce la faccio”…”Sono appena andati via con il pulmino” il bidello sconsolato, allargo’ le braccia e quelle mani poi cadenti, parvero a Carmen, enormi..come schiaffi brucianti. La delusione, la rabbia, gli occhi pieni di lacrime, la sensazione di nausea, la disperazione contenuta dentro..”Devi entrare in classe, non posso farti andare via prima delle 12.30..vieni..andrai nella 1° A a far la balia ai piu’ piccoli.” Al danno pure la beffa, penso’ Carmen” Ho perso la mia corsa, sono arrivata tardi, senza di me chissà se vinceranno”..
I cento metri andati..la mia gara era stata persa..che soddisfazione misera!..Il maestro mi tiro’ scherzosamente una ciocca di capelli..la cosa buffa che avevo, dalla fretta di arrivare a scuola, dimenticato la mia divisa,almeno le prese in giro di Matteo, erano state risparmiate, ma non certo gli incubi degli anni a venire, la paura di arrivare sempre in ritardo, di perdere qualcosa, o di dimenticare..il corrente mese, lo detesto per principio, ma agli appuntamenti non manco mai di arrivare sempre prima. E’come andare indietro nel tempo, con il battito veloce del cuore, varcare il traguardo tra gli applausi, ho vinto la mia corsa, ho imparato che il tempo vola e non torna mai piu’.
Carmen Santoro
(C.3parte 2 –Ricordi)
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